Quando parcheggiava quei bolidi nel piazzale della fabbrica prendeva sempre il giro largo e, nel frattempo, sempre più confidenza con le Miura, quelle che sarebbero diventate le vetture di punta del marchio Lamborghini. E’ Valentino Balboni, che da ex apprendista meccanico divenne lo storico collaudatore di Casumaro della casa di Sant’Agata Bolognese, l’uomo che ha lavorato gomito a gomito con il grande Ferruccio Lamborghini di cui ricorda “il carattere forte e la sua inseparabile sigaretta sempre accesa” e ospite d’eccezione, lunedì sera, nella sede del club del motorismo storico Officina Ferrarese. «Non è stato facile averlo al nostro tavolo – ha esordito il presidente Riccardo Zavatti – proprio perché, da quando è andato in pensione nel 2008, i suoi impegni si sono quadruplicati, sia in Italia che all’estero. Una persona che ha saputo lavorare divertendosi facendo uno dei mestieri più belli del mondo». Sotto di lui, infatti, sono passate tutte le vetture più importanti uscite con il marchio del toro, dalla mitica Miura degli anni ’60 fino alla Murciélago e alla Gallardo dei nostri giorni: vera e proprio icona delle auto supersportive, con il suo nome venne prodotta proprio la speciale “Gallardo LP 550-2 Valentino Balboni” con la livrea arancio a banda bianca, unica auto del gruppo ad uscire a trazione posteriore e in soli 250 esemplari. «Ho conosciuto per caso Valentino Balboni quando sono arrivato a Ferrara – ha ricordato il direttore della Nuova Ferrara, Paolo Boldrini, artefice dell’incontro – grazie a un gancio all’interno della redazione. Non credevo si trattasse proprio dello storico personaggio e così gli telefonai chiedendogli se fosse veramente lui. Di tutta risposta mi fece sentire una sgasata di un dodici cilindri Lamborghini. In quel momento ebbi un attimo di mancamento. Avevo trovato la leggenda dei collaudatori». Assunto da Ferruccio Lamborghini nell’aprile del 1968, quando ancora era poco più che un ragazzino, Balboni inizia la sua carriera per caso. Molti sono gli aneddoti che il collaudatore snocciola durante la serata, dimostrando, al microfono, la stessa dimestichezza che ha con il volante. Il racconto delle Miura scaricate dai carrelli e del suo incontro con il portinaio che gli fece compilare quel famoso foglio di assunzione che gli avrebbe cambiato la vita. «Dopo una settimana venni chiamato nell’ufficio del capo del personale per un colloquio. Ad un certo punto si spalancò la porta dell’ufficio e apparve una persona agitata, con in mano una sigaretta. E in dialetto bolognese esclamò: “Cosa fate ancora qui, state perdendo tempo, andate a lavorare”. Avevo appena fatto la conoscenza di Ferruccio Lamborghini». Molte le avventure di Balboni a fianco del grande patròn, sempre in contrapposizione con il Enzo Ferrari del quale fece la conoscenza proprio dopo aver acquistato una Ferrari bianca per la moglie, vettura con la quale Lamborghini portava i clienti in giro per lo stabilimento. «Si divertiva a fare alcuni numeri con la macchina, con grandi accelerate che comportavano un uso eccessivo della frizione. Dopo due o tre rotture, un giorno Lamborghini decise di far disassemblare dai nostri tecnici quella frizione e scoprì che era la stessa che la fabbrica usava su alcuni suoi trattori. Quando incontrò il Drake a Modena gli disse: “Fai le tue macchine con i pezzi dei miei trattori”. E lui di rimando: “Tu sei un bravo contadino e sai guidare i tuoi trattori, ma non saprai mai condurre le mie Ferrari”. E Lamborghini gli disse: “Ti farò vedere io come si producono le auto sportive”. Da qui l’aneddoto della prova con le sigarette «messe in piedi vicino al filtro dell’aspirazione aperto, per far vedere ai clienti come erano equilibrati i motori delle sue Miura».
Federica Achilli