Una matrice ferrarese contrassegna le origini di due miti dell’automobilismo quali Ferrari e Bugatti. Nel caso del “cavallino rampante” bisogna risalire al 1929, anno in cui Enzo Ferrari venne nella nostra città per incontrare i fratelli Caniato, che operavano nel settore della canapa, e chiedere loro un finanziamento per costituire la Scuderia Ferrari a Modena, dove i piloti correvano per l’Alfa Romeo. Appassionati di automobili e intuendo il valore del progetto, Alfredo e Augusto Caniato concessero le 130 mila lire richieste acquisendo così la quota maggiore della società, che fu presieduta inizialmente dallo stesso Alfredo. Al restante capitale sociale concorsero con 50 mila Enzo Ferrari, con 10 mila l’Alfa Romeo e con 5 mila la Pirelli: fu così che il 16 novembre 1929 nacque a Modena la Ferrari. E veniamo nella Bugatti. Nel 1900: Ettore Bugatti, che aveva vent’anni e due grandi passioni (i cavalli e le automobili), arriva da Milano a Ferrara per incontrare, in Corso Ercole I° d’Este, i conti Gulinelli, proprietari della migliore scuderia d’Italia, presso la quale anche il re d’Italia si serviva per i suoi cavalli, e appassionati di automobili al pari del giovane Bugatti. Olao e Gianoberto Gulinelli simpatizzano subito con questo geniale milanese dalle idee avveniristiche, che propone di costruire un’automobile partendo da un telaio che assomiglia moltissimo a un carro agricolo, con una panca come sedile, un motore, una pseudocarrozzeria e le ruote con i raggi in legno. I conti Gulinelli si entusiasmano, approvano il progetto davvero insolito ma dalle soluzioni tecniche avanzate e prende forma così, nelle scuderie di Benvignante (Argenta) il primo ed unico modello Bugatti-Gulinelli. La prima pista di prova fra gli sguardi attoniti dei contadini, è quella della campagna di S. Egidio, Marrara, San Bartolomeo dove i Gulinelli avevano i possidimenti terrieri e dove sorgeva anche la famosa scuderia, dalla quale un giorno uscì a gran velocità non uno scalpitante purosangue, ma un rombante calesse che quasi investì un contadino, il quale, secondo le cronache dell’epoca, così apostrofò il pilota: «Ma chi è c’ l’ imbezil?». Non avvrebbe mia osato adoperare una simile espressione se avesse saputo che era il re d’Italia Vittorio Emanuele III, che stava provando la nuova vettura. Ettore Bugatti forte del sostegno degli amici ferraresi solo l’anno dopo (1901) presenterà al Concorso Eleganza Città di Milano, la sua creatura con cui vincerà il primo premio perché la copre di fiori e di piante e decora la famosa pancacon foglie di palma suscitando l’ammirazione del pubblico e della giuria. In quel momento nasce il mito della Bugatti. La produzione dell’automobile viene avviata in Germania, poi nel 1923 Ettore Bugatti si mette in proprio e in Francia apre la sua officina dove tutto, dal semplice cacciavite alle chiavi porta impresso il suo nome. Il 3 agosto 1924 produce la “35” (inizialmente tutti i modelli erano contraddistinti da un numero), che ottiene un successo incredibile, in particolare per le sue ruote in lega. Viene presentata al Gran Premio di Lione e le viene riconosciuto il pregio di essere un’auto assolutamente innovativa. Dopo un periodo di oblìo, la Bugatti torna a produrre auto super sportive nel 1991 a Campogalliano in uno stabilimento disegnato ultra moderno a lato dell’Autobrennero. Una resurrezione voluta da Romano Artioli che invita all’inaugurazione mezzo mondo. Esce la Eb110, un capolavoro da 550 cavalli e quattro ruote motrici, che appassiona tra gli altri anche un giovane Michael Schumacher. L’avventura però dura poco. Oggi la Bugatti è nell’orbita drl Gruppo Volkswagen e l’ultimo modello del 2012, la Veyron Gran Sport, 1.000 cavalli e 410 km orari, costa oltre un milione di euro.

Margherita Goberti

Club Officina Ferrarese del Motorismo Storico

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